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Sushi

23 settembre 2013 • Agata la tempesta

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Tutti a mangiare sushi.

L’ideale per chi ha bambini piccoli.

Chiaramente lo ha deciso LEI.

Appena seduti AGATA si avventa sulle bacchette.

Le vuole, le prende, le apre e le sventola.

Il panico si palesa nelle mie pupille e in quelle di tutte le persone intorno che abbassano il viso per ripararsi.

Sento i loro insulti sfrecciare veloci accanto alle mie orecchie, tipo pallottole, ma devo mettere in salvo i miei occhi e non mi soffermo sulla cosa.

Poi è la volta della soia.

Vuole versarla nei piattini.

E la versa… ovunque.

E quando un liquido sbatte contro una superficie cosa fa?

Schizza.

E dove se non sul mio giubbotto di renna?

“ Cosa te la prendi a fare? E’ una bimba, deve provare a fare le cose!” mi dice LEI.

“ Vero! Adesso, appena arriva il tè verde bollente che hai ordinato, facciamola provare a versartelo sulle gambe!” vorrei risponderle IO, ma non faccio in tempo perché è arrivato il riso.

AGATA vuole  mangiarlo con le bacchette.

La catastrofe.

In sottofondo parte la colonna sonora di “Per un pugno di dollari”.

Un chicco in bocca e 12000 per terra.

Sembra stia grandinando nel ristorante.

I camerieri giapponesi, la cui espressione non varia mai, neanche sotto tortura, emettono suoni che intuisco vogliano dire un qualcosa del tipo “ ma immensa testa di c…o, vuoi stare attento a tua figlia?”.

Fingo indifferenza, ma sento gocce di sudore da mezzo litro scendermi sulla schiena a slalom gigante.

“ Sbrigati, altrimenti i ravioli al vapore ti si raffreddano e non sono buoni!” mi dice LEI, mentre mangia avidamente quello che ha ordinato.

“ Certo, non farti sfiorare nemmeno per un attimo dall’idea di aiutarmi mentre tua figlia sta devastando il locale e sta deteriorando i rapporti tra l’’Italia e il Giappone” potrei dirle IO… se  non fosse che AGATA  ha preso una pallina di wasabi e se l’ è ingoiata.

Pochi secondi e scoppia a piangere.

Le sue lacrime condiscono la mia insalata di alghe.

Urla, piange e vuole acqua.

Tutto il locale si volta a guardarmi.

“ Puoi stare più attento. Non vedi cosa è successo?” dice LEI infastidita dagli sguardi degli altri clienti.

Ma siccome esiste una giustizia divina, quel cucchiaio pieno di zuppa di miso ustionante che AGATA prende contro piangendo si alza in volo, finisce nella borsetta aperta della sua mamma e atterra sul  portafoglio Paul Smith da un milione di dollari, sempre della sua mamma.

E la sua mamma?

I suoi occhi si iniettano di sangue.

La vena in mezzo alla fronte inizia a pulsare.

Dalle orecchie esce del fumo.

Io godo come un luccio.

Non ho mai amato così tanto mia figlia come in quel momento.

La prendo tra le mie braccia, la accarezzo e la bacio.

Poi mi giro verso LEI, con il canino che brilla e, mentre in sottofondo parte il brano “ Momenti di gloria”, le dico: “ Cosa te la prendi a fare! E’ una bimba, deve provare a fare le cose!.

Che fantastica serata!

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