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Domenica al parco. Tutto il resto è noia!

5 maggio 2014 • Agata la tempesta

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Se hai dei figli, abiti in città e quando ti alzi vedi il sole, vai al parco.
Perché così il bambino sta in mezzo al verde?
No. Perché così il bambino non distrugge quelle poche cose in casa rimaste intatte.
E al parco ci vai in bici, con tuo figlio sul seggiolino e in testa il caschetto sia a lui che a te, perché la sicurezza prima di tutto.
Piccola parentesi sul caschetto: se di tuo credi poco in te stesso e ti intravedi in una vetrina di un negozio con in testa il caschetto, inizi a pensare che l’ipotesi suicidio non sia totalmente da scartare.
Ma torniamo al parco.
Appena arrivato leghi la bici, ti rimbocchi le maniche (e se sei in maniche corte, pettini i peli verso l’alto) e ti avventuri nella mission quasi impossible.
Prima ti dirigi alle giostre, tutte apparentemente ed esclusivamente fonte di divertimento e invece inaspettatamente anche portatrici sane di pericoli.
Lo scivolo?
Perché tuo figlio non cada salendoci, ti metti dietro a lui e quando scivola ci sono 200 possibilità su 100 che il suo piede finisca sulla tua faccia.
Per non parlare del fatto che, quando ti metterai davanti per prenderlo al volo dopo che sarà scivolato, la valanga umana di bambini dietro di lui,  che aspettavano di scendere, ti atterrerà sulle caviglie.
Parlo per esperienza diretta: non è una bella sensazione.
L’altalena?
Nello spingere tuo figlio devi stare attento a due cose:
- non farti prendere troppo la mano altrimenti potrebbe prendere il volo e atterrare di faccia sulla ghiaia.
- non distrarti al telefono perché ci sarebbero forti probabilità di avanzare senza accorgertene, almeno fino a quando la tavoletta e i piedi di tuo  figlio non atterreranno rispettivamente sulla tua faccia e suoi tuoi testicoli.
Dolore allo stato puro e immensa figura di m…a davanti alle mamme, schierate sulla panchina,  che assistono alla scena, simpatiche come Bastianich con i Concorrenti di Masterchef .
Rimangono poi il cavalluccio a molla, sul quale tuo figlio si agita finendo con la faccia sulla criniera in legno-alluminio e le strutture composte ovvero quelle costruzioni polifunzionali progettate da architetti in preda a effetti da sostanze allucinogene che mettono insieme diverse cose tipo scivolo, anelli, ponte mobile in legno e altro, per aiutare i bambini a sviluppare  le loro abilità sportive e per incrementare la possibilità di infarto nei genitori.
Un concentrato di pericoli tutti insieme e così lunghe e articolate da avere l’entrata a Milano e l’uscita a Parma. Se un papà si ferma a Lodi, Casalpuaterlengo o Piacenza è fottuto.
In alcuni parchi ci sono anche i tronchi su cui far camminare il bambino per fargli sviluppare l’equilibrio. Perfetto per quei genitori che vogliono provare la sensazione delle unghie del proprio figlio, che sta cadendo e quindi si aggrappa, conficcate sulla spalla o sul braccio.
Terminato il round con il parco giochi ti sposti alle giostre tipo quelle girevoli su cui, se accompagni tuo figlio, consiglio di fissare un unico punto per evitare di lasciare lo stomaco sul cavalluccio, sulla moto o sulla macchina su cui sei salito.
Se scampi le giostre non puoi sottrarti però dagli autoscontri. Quelli dei piccoli, con una seduta in cui non ci stai,motivo per cui  ti appoggi con il sedere sul baule. Scelta saggia se non fosse che c’è sempre il papà “tamarro” accanto al figlio “sul tamarro andante sul malgrado” che incita quest’ultimo a abbattere tutte le altre macchine a suon di colpi forti e ripetuti.
Risultato: tu non puoi dire niente perché c’è tuo figlio e non è bello che  ti senta imprecare, ma quando scendi dall’autoscontro, e recuperi le anche, finite, per i colpi ripetuti, sotto le ascelle, un paio di parolacce di quelle giuste le dici.
Sottovoce, ma le dici.
Ma sai che è quasi fatta.
Tra poco si torna a casa.
Manca solo la foto con il Pony (6 euro per tenere tuo figlio mentre gliela scattano e possibilità che il pony decida di manifestare il suo disappunto per la sua sorte facendoti un bel mezzo chilo di cacca proprio sulle scarpe) e il giretto intorno al lago.
Dicesi lago un qualsiasi bacino di acqua, naturale o artificiale.
In questo caso siamo davanti a un deposito di rifiuti dal quale alcuni pesci, finiti li per espiare una colpa, cercano di fuggire e attorno al quale alcuni topi si ritrovano per prendere il sole e degustare un Negroni Sbagliato, fischiettando ” rispetto per la natura hip hip urraaaaa’!”.
Sonno le 12.
Sei sfinito.
Prendo tuo figlio.
Caschetto.
Seggiolino.
Si parte.
A casa.
Per il pranzo.
E al pomeriggio?
Nanna lui e la mamma e tu partita ?
No.
Parco.
C’è il sole.
“Tutto il resto è noia!”

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