E che nanna sia!

17 febbraio 2014 • Agata la tempesta

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E arriva il momento della nanna e AGATA non vuole dormire nel suo lettino.
Nelle ultime settimane sembrava averlo accettato e non faceva storie , ma ieri sera, imprevedibile come Messi con la palla tra i piedi, decide che non le va.
E per me è la fine.
Tutto diventa difficilissimo.
Lavare i denti?
Il dentifricio ovunque fuorché sul suo spazzolino.
L’acqua ovunque fuorché nel lavandino.
Ma se mollo anche solo un secondo per me non ci sarà più speranza.
Se un bambino intravede la debolezza ci si butta a bomba come in piscina senza alcuna pietà.
Denti lavati.
Mettersi il pigiama.
AGATA si fa investire da una voglia di pizzica salentina che le impedisce di stare ferma e, per riuscire a infilarle il pigiama, devo rimanere immobile, aspettare una sua pausa e approfittarne per intercettarla e ” pigiamarla “.
Il tragitto dal bagno alla sua camera e’breve ma impegnativo perché AGATA prima cerca di divincolarsi tipo Cristiano Ronaldo, poi cerca di arrampicarsi alle pareti in preda alla sindrome dell’Uomo Ragno.
Ma io sono pronto e allenato sia a calcio che nell’arrampicata.
Siamo in camera.
Ci sarebbe il “vado a dare un bacio alla mamma”, ma gioco d’anticipo e faccio posizionare quest’ultima vicino al lettino della piccola che così non ha ulteriori scappatoie.
Bacio alla mamma dato.
Ora a letto.
Luce spenta.
Lampada accesa.
Porta chiusa.
E io sulla seggiolina ,vicino al letto, con fiaba in mano.
Ogni tre righe:
“Papà ho sete.”
“Ecco l’acqua pulcino mio” (me l’ero già preparata vicino al suo lettino).
“Papà ho freddo.”
“Ecco il maglioncino.”
“Ma ho freddo ai piedi.”
“Eccoti le calzine.”
“Voglio quelle rosa di Peppa.”
Pronti.
“Ma ho freddo anche al collo!”
Voila’ la sciarpa.
(Avevo già tutto sul comodino vicino al suo lettino)”.
AGATA mi vede troppo preparato e si gioca le ultime carte.
“Papà, devo fare la pipì!”
Senza battere ciglio la porto in bagno e la fa. Spiazzata dal mio dinamismo non aveva preparato nessuna contromossa per cui non riesce a reagire.
Torniamo al lettino.
AGATA è intontita come un pugile dopo un gancio di Tyson.
Sto vincendo io, ma non abbasso la guardia. Conosco il mio avversario e so che approfitterebbe di ogni mio minimo calo di concentrazione.
“Papà ho paura delle ombre.”
“Non ti preoccupare, te le presento, sono mie amiche e mi hanno assicurato che non ti faranno nulla. Anzi, ti proteggeranno mentre dormi!”
Ho vinto.
Lo capisco perché AGATA sospira rassegnata e si gira dall’altra parte.
La bacio sulla fronte e esco, dopo aver ricevuto i complimenti di Barbie, Barba papà e bambole varie.
Poco dopo, mentre sono sul divano:
“Papà, ti voglio bene!”
“Anche io mio adorato pulcino”
Una lacrima di gioiosa buonanotte a tutti!
Papà Angelo.

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