È arrivato il momento delle bambole, anzi della bambola.

2 dicembre 2013 • Agata la tempesta

Il suo nome è CARCIOFA, lo ha scelto AGATA.
Anna, Sofia, Diletta, Agnese, Federica, no.
CARCIOFA!
Pensa che tragico avvenire avrà con questo nome.
Non ci sarà un Big Jim che, sentendo il suo nome, non scapperà ridendo.
Comunque se è deciso CARCIOFA, che CARCIOFA sia.
Passiamo a descriverla.
Due parole: è brutta.
Grassa, calva, con un body fucsia , le orecchie a sventola e gli occhi che sembrano quelli di un malato di tiroide, con le pupille molto più grandi della sede che li ospita,pronte a saltar fuori da un momento all’altro.
Quindi si chiama CARCIOFA ed è pure brutta. La vita non le ha sorriso, le ha riso in faccia. È diverso.
È una bambola che ama la notte, nel senso che aspetta che tutta la famiglia dorma profondamente, per azionarsi e ripetere in loop “mamma” o ” pappa”, facendomi svegliare di soprassalto convinto che ci siano i ladri in casa.
Va detto che sono l’unico che si sveglia perché nè Agata nè tantomeno  sua mamma sentono nulla, come d’abitudine.
Poi con la tachicardia e la paura dei ladri riaddormentarsi sarà un ” gioco da ragazzi!”.
Ma io dico, con tutte le bambole  che ci sono, di questo mostro si doveva innamorare mia figlia AGATA?
E non la molla mai.
Quando mangia, quando guarda la televisione, quando gioca in camera sua, quando si fa il bagnetto. Mai! Sempre insieme.
Ma devo trovare l’attimo giusto.
CARPE DIEM papà Angelo.
Cogli l’attimo, prendi CARCIOFA e falla sparire.
Poi con una voce camuffata telefona a casa e chiedi a tua figlia AGATA un riscatto.
Chiedile il suo tutù rosa, le sue scarpe da danza e le mollette fucsia e vedrai che non avrà esitazioni nel dirti di tenerti pure CARCIOFA e di farne ciò che vuoi.
CARCIOFA: adieu, goodbye, a mai più!

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